Prova Ducati Multistrada Enduro 1200

Maledetto me e quando mi vengono le pensate di andare a provare moto che richiedono fondi cassa dai 18.000 ai 21.000 euro! Diciamo che Ducati mi piaceva per il fatto che era italiana, un pò la Ferrari delle due ruote, poi da bravi italiani abbiamo perso anche questa. Quello che mi piaceva della Ducati si ferma a questo, al fatto che era un prodotto di eccellenza italiano. Quando mi capita di trovarmi una Ducati di fianco al semaforo, mi tappo le orecchie per non sentire quel classico rumore di ferraglia centrifugata. Poi so per certo di alcuni problemi cronici di una serie di motori (non ricordo che modello di moto) che non raffreddano allo stesso modo i due cilindri con conseguenze molto costose. Infine la produzione di sole moto stradali, oltre l'orgoglio italiano di un buon prodotto, per me non c'era altro da dire o considerare.

        

E arrivò sta famosa Multistrada, concetto molto difficile da mettere in pratica. O fai una cosa e la fai fatta bene, o ne fai tante fatte alla meglio con diversi compromessi. Innegabile è l'estetica della linea unica del Multistrada, anche se i primi modelli strizzavano solamente l'occhio a "sterratini" poco impegnativi. Sopratutto non era molto pensata per finire a terra, anche nel modo più banale, rischiando non poco. Unica cosa che gli ho sempre invidiato è lo scarico, non per sound o per estetica, ma per il fatto che è piccolo ed estremamente aderente alla moto, non sta tra le scatole in qualsiasi situazioni ci si trovi, vedi foto qui sotto a sinistra.

        

Con l'arrivo del modello Enduro e alcuni accorgimenti, anche se minimi, si comincia ad alzare la curiosità. E' cosi che alla fine ho pensato di provarla. Appuntamento alle 10:00 a Tolfa dove un tir pieno zeppo di Multistrada, in diverse versioni, attende tanti curiosi per metterli alla prova. Piccola presentazione e spiegazione tecnica del nuovo modello sotto un tendone, a seguire poi il giro su strada molto generoso rispetto ad altri concorrenti. 

        

Per tutte le novità e finezze tecniche introdotte sul 1260, lascio che sia il video più sotto a spiegarle: chi presentava la moto era uno che la sapeva lunga e sapeva spiegare bene i concetti. La versione che ho provato è la enduro, quindi il motore è ancora il 1200 e non il 1260

Paramotore

Come gia detto prima, lo scarico piccolo è ben aderente alla moto ed anche il paramotore si presenta bene, ben avvolgente fin nella parte posteriore. Nella foto sotto al centro si intravedono (attraverso il paramotore subito dietro lo scarico) quelli che credo siano i tubi dell'olio. Posizione critica forse anche per sterratini poco impegnativi ma risolto nel migliore dei moti dal paramotore.

        

Frontale del motore.

La parte che si trova subito dietro la ruota davanti, è un pò ambigua. Non sembra ci siano parti troppo esposte a danni da sassaiole. C'è quel blocco in plastica sulla destra che sembra avere nella parte anteriore una sorta di filtro in spugna che ammetto al momento non sapere cosa sia o se filtri veramente qualcosa. Più su il radiatore che beh.... Una protezione la richiederebbe a voler stare tranquilli.

Fianco sinistro.

La parte sinistra della moto a parer mio è stata risolta meno brillantemente, espone tutta la pompa dell'acqua in modo preoccupante (foto in basso a destra). Il tubo in gomma passa stranamente sopra il paramotore per poi rientrare dentro. Questi dettagli mi fanno pensare che è ancora lontana dal concetto di "multistrada" vera, è più che altro una stradale che si sta allenando a fare altro. C'è ancora strada da fare, almeno in alcuni dettagli.

        

Frontale della moto.

Salendo ecco un altro dettaglio da stradale: quello che credo sia il radiatore dell'olio che è subito dietro il becco. Con due belle aperture a raccogliere aria e qualsiasi altra cosa capiti a tiro. Sempre in ottica enduro, perché sul fianco questa moto porta la scritta enduro, non è che sia proprio azzeccata la soluzione, o meglio poteva essere risolta con un minimo di griglia di protezione.

Posizione in sella.

Per me che sono alto 1,80 è perfetta in posizione seduta, in piedi magari andrebbe sistemata l'altezza del manubrio che risultava un pò basso. E' comunque ben fatta. Sia la leva freno che frizione sono regolabili e sono riuscito a trovare la miglior posizione che però, è sempre all'estremo più lontano. Anche sul BMW GS800 usavo la posizione estrema con le leve originali, ma a me non basta mai, vorrei avere un altro paio di step di regolazione in più. Anche su questa Ducati stesso limite. Raggiungo la posizione migliore ma si potrebbe fare meglio.

        

Noto un dettaglio che stona molto, anzi, mi farebbe veramente rodere il deretano se spendessi 20.000 euro di moto e mi ritrovassi il blocchetto comandi destro che si muove. Non è fisso e saldo come dovrebbe, ha un gioco non da poco. Nel video più sotto per qualche secondo si vede: appena lo tocco mi accorgo della cosa, lo prendo tra le dita e scopro che non è fermo nella sua posizione. Potrebbe essere solo un problema della moto in prova. L'altro blocchetto comandi sulla sinistra è una goduria mostruosa per gli amanti delle frocerie elettroniche... e io sono un malato cronico di queste cose. Da quel comando si entra nell'anima di questa moto, qualsiasi cosa è configurabile, mappature motore, controllo trazione su 8 livelli, abs, sospensioni, cruise control, collegamento con il cellulare e indicazioni gps ricavate (credo) sempre da cellulare. C'ho la bava alla bocca solo a ricordare le schermate che mi passavano davanti sul cruscotto, mentre smanettavo alla rinfusa, non avendo troppo tempo per trovare tutte le configurazioni e cercando di pianificare quello che avrei provato poco dopo su strada.

        

Dopo aver capito le basi per la configurazione delle principali mappe e setup, arriva finalmente il momento si partire per il giro di prova. Prima sensazione è che la manopola del gas sia finta, infatti mi sposto di pochi metri e la moto si spegne. Si capisce che dietro la manopola del gas non c'è tutta la meccanica del cavo che arriva al motore, c'è solo un potenziometro e la cosa li sul momento un pò spiazza. Riparto e in breve tempo  ritrovo i riferimenti tra gas e frizione. Si esce dal paese, la posizione di guida è perfetta, la moto non manifesta mai tutti i suoi 250kg in ordine di marcia, anzi, la sensazione che ho e che sia al massimo sui 130/140 chili. Cerco di verificare le differenze tra le due mappature più distanti tra loro per setup generale, la sport e la enduro.

        

Modalità SPORT.

La risposta al gas é secca e brutale, ma mai allo stato selvaggio: intendo che 158 cavalli di motore sono in grado da soli di stenderti per terra alla sola apertura del gas in modo sconsiderato, questa invece ti permette di farlo senza per questo vederti passare davanti tutta la vita. Nel video che trovate in fondo, quando inizia il giro, imposto la mappatura sport e provo a spalancare il gas di colpo. Sul cruscotto si vedono le spie del DCT che mi evitano l'impennata e il suicidio in diretta. Questioni di punti di vista poi se questo sia un pregio o un limite per chi sa andare veramente forte su strada.

Modalità ENDURO.

Qualcosa cambia, numericamente si scende a 100 cavalli e le sospensioni sono libere in tutta la loro escursione. Spalancando il gas si sente che il motore è leggermente meno prepotente ma non delude comunque poi in progressione: tira forte comunque. L'accelerazione della moto la definirei in due fasi, la prima appena spalancato il gas da vita al motore, una bella svegliata che ti da il primo calcio sui reni. Ho avuto la sensazione che però questa prima parte di accelerazione sia solo un preavviso al salto spazio temporale che sta per arrivare... non sono riuscito a capire se si tratta solamente del motore che va in coppia ad un dato numero di giri, e sempre quello, o se ci sia di mezzo lo zampino dell'elettronica. Quello che succede però (la seconda fase di cui parlavo) è che all'apertura brutale del gas parte via subito con il primo calcio ai reni, aspetta lo stabilizzarsi di tutta la moto con la sua piattaforma inerziale, e solamente dopo il motore esplode veramente sparandoti in mondi paralleli sconosciuti ai poveri miseri mortali che non possono spendere 20.000 euro di moto.

        

Si potrebbero spendere parole a fiumi... ma la sostanza è: tanto di cappello alla Ducati.

Una moto che porta sulle fiancate la parola "Enduro" ma che su asfalto manifesta tutta la sua anima dell'esperienza stradale Ducati. Durante il giro, a tratti la strada ha permesso qualche eccesso, si sta tutti in gruppo a passeggio, poi si allunga un pò, in terza marcia si arriva senza accorgersi ai 130 in un attimo. Le stradine di montagna intorno a Tolfa ci fanno scorrere piacevolmente, si allunga un pò l'andatura... la mia intenzione era di non rischiare la vita su 158 cavalli... calmo e tranquillo...

La perfezione di questa moto però ha prevalso, la senti viva e comprensiva, asseconda quello che vuoi fare e ti lascia l'illusione che sia tutto merito tuo. Ci si infila su una serie di curve ravvicinate, arrivo sotto a due moto che mi precedono per passarle prima della prossima curva ma la prudenza mi fa desistere... Rimango a poca distanza da chi mi precede, entriamo in parallelo in curva... Non ce la faccio, la moto tra le gambe si fa sentire perfettamente a suo agio, appena passato il punto di corda della curva non resisto, apro il gas per saggiare l'asfalto dalla ruota dietro, la sento granitica e piantata sul suo binario, e ancora non resisto... Parte la simbiosi tra ferro, elettronica e follia umana: apro tutta manetta come un animale, 158 cavalli allo stato brado mi avrebbero ammazzato. Questa Multistrada no, capisce tutto, sa dove e come si trova nello spazio, parte via come un missile e le spie sul cruscotto impazzite mi avvertono del gran pirla che sono e che mi sta salvando dallo schianto probabilmente. Mi fido ciecamente e insito, tengo aperto, appena si stabilizza.. via con il suo ruggito incazzato che parte da sotto le gambe, ti spiaccica le budella al posto dei reni... La simbiosi è tale che percepisci che la ruota davanti sta solamente scivolando sull'asfalto, non impenna la moto, resta giù ma percepisci che la gomma davanti raschia solamente la strada perché, mentre la curva è finita, hai ancora il manubrio sterzato da una parte e senti che sfiora l'asfalto... Te ne accorgi ma non spaventa, è sempre granitica sul suo binario, l'assecondi allineando il manubrio al rettilineo e ancora parti via verso mondi paralleli.... Alla staccata successiva pianti giù i freni come fossi a 70/80 km/h, pinzi brutale e lei sempre granitica si fa maltrattare, le sospensioni reagiscono trasformando quella che dovrebbe essere una enduro in una quasi stradale totale. Un minimo accendo di sbandamento dietro ma resta in linea. Faccio appena in tempo ad abbassare gli occhi al cruscotto per capire che ero a 157km/h. Infilo la curva e davanti a me c'è un altro tizio che tira forte anche lui, usciamo non troppo distanziati e di nuovo appena lasciata la corda  assaggio di nuovo l'asfalto con il gas ma è un pò inutile... c'è l'elettronica di mezzo, ci pensa la moto stessa a saggiare cosa fa la gomma dietro, e allora mi fido di nuovo, giù tutto gas e di nuovo a staccarti le budella dal loro posto e fartele ritrovare nelle tasche.

        

Passato il momento della follia mi ritrovo a pensare all'assoluta perfezione e le parole del tipo che sotto al tendone spiegava le intenzioni dell'elettronica che monta questa moto. Se non fosse per le spie sul cruscotto che avvisano quanto la moto sta guidando con te, non si ha la percezione dell'intervento e dei tagli che lei stessa fa sul motore per evitare di ammazzarti. Ti accompagnano nel tuo momento di follia, ed è proprio questo che il tipo spiegava, hanno lavorato in modo che l'intervento dell'elettronica non sia percepibile. E allora poi il dilemma diventa sempre più grande... Ma dove finisce la mia guida e dove inizia lei? Sono io che sono bravo, o sono solo un pirla esaltato che pensa di essere stato bravo mentre invece sono stato salvato sempre da lei? Non lo saprò mai...

 

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